Mi
si chiede quale possa essere stata la ragione che abbia spinto
Cotroneo Roberto ad avventurarsi nella stesura di un saggio tanto
accorato contro la fotografia digitale. Lo
sguardo rovesciato
-come la fotografia sta cambiando le nostre vite -, Utet, -
scattate fotografie orribili senza saperlo, vi stanno ingannando -.
Dove tratta l’argomento come piaga sociale pari all’alcolismo e i
lettori come perfetti imbecilli cui occorre indicare col dito quello
che è buono
o nobuono.
Davvero non so rispondere. Forse un
selfie
venutogli male? Ricordandoci a monito la bravura di Henri
Cartier-Bresson (di questo lo ringraziamo) di cui ha appena visitato
una mostra, dopo aver detto peste e corna della fotografia via
smartphone mette la ciliegina sulla torta: una sequela di banalità
sulla bellezza. “E mi accorgevo di due cose (riferendosi ovviamente
a H. Cartier-Bresson). La sua impressionante capacità di comporre
la foto nella sua naturalezza. Il limite ottico e cromatico delle sue
foto. Le due cose erano la sua bellezza, la sua vera grandezza. La
bellezza non è mai perfetta, ed è per questo che non è mai
innaturale.”
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