E' strano come
vivendo in una casa di campagna, ci si abitui a convivere con insetti
e animali. Ci mancano solo i pesci, dico a me stesso. Mosche, quelle
sempre anche da morte, come i millepiedi e i ragni e le formiche. Poi
gechi con famiglia numerosa, lucertole che tentano il letargo nelle
commessure delle porte, e farfalline della notte che anche di giorno
si svegliano assecondando le abitudini della casa, e zanzare ataviche
e impertinenti e ranette e parameci giganti, orribili alla vista ma
delicati quando li tieni in mano, e gatti che si aqquattano con due q
dietro la porta per un sorso di latte e latrati lamentosi di cani al
momento che non te l'aspetti, e parenti che neanche con lo
schiacciamosche e orsi bruni, babbaluci sprint, giraffe nane dal
collo taurino, armadilli disarmati e iguane dappertutto naturalmente.
Infine, anche un nido di giovani topi.
La bocca di una
ragazza, che era rimasta a lungo nel canneto, / appariva tutta
rosicchiata. / Quando le venne aperto il petto, l'esofago era
crivellato di buchi. / Si trovò infine in una pergola sotto il
diaframma / un nido di giovani topi. / Una piccola sorellina era
morta. / Gli altri vivevano di fegato e reni / bevevano il freddo
sangue ed era / quella passata qui una bella gioventù. / E bella e
rapida venne anche la loro morte: / furono gettati insieme
nell'acqua. / Ah, quei musini come squittivano!
Gottfried
Benn, Bella gioventù, Morgue
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