venerdì 16 ottobre 2015
LA TELEVISIONE E' IL MIO SONNIFERO di Francesco Gambaro
L'ho capito ieri che
in via scrofani, improvvisamente, alle cinque la luce è andata via.
Mi sono svegliato di contraccolpo. Ho guardato il buio. Quanti sogni
morti. Le strade del gabinetto, pure loro morte. Inciampo, impreco,
fortuna che non sono finito sul balcone che non ha un muretto di
contrizione. Allora ho sognato. Ho sognato che nel buio c'era luce,
un televisore acceso. E questo televisore si spegneva perché andava
via la luce. Così continuavo a sognare un televisore spento, senza
luce. E aspettavo che il mondo si risvegliasse, e avevo le serrande
alzate, o prima o dopo sarebbe arrivata l'alba, ma l'alba non
arrivava, non arrivava più neppure la luce, e io andavo al buio in
gabinetto, e facevo pipì non so dove, al buio, nel buio, erano le
dieci, ne ero sicuro, ma il giorno non cominciava. Tornavo
inciampando a letto, la luce non tornava, cliccavo sul telecomando,
il giorno non spuntava, erano le otto, erano le nove erano appunto le
dieci. Nesuna luce, nessun giorno. Ora sono di nuovo le cinque,
un'intero giorno a dormire aspettando inutilmente la luce, l'alba di
non so più quale giorno.
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