La prima
mattina, distratti com’eravamo, ci dimenticammo di uscire. Fuori era tutto un
fibrillare di nuvolacce fumanti che estinguevano strade e montagne. Fu buio. E
fu ancora mattina. La seconda mattina ci accorgemmo di non trovare gli occhiali
perciò vedevamo barcollante e granuloso. Le finestre segnalavano cose e le cose
tacevano. Nessuno ebbe voglia di uscire. E fu buio. La terza mattina fummo
trattenuti dalle pareti divenute troppo ramificate e rimanemmo in casa
avvinghiati a coperte di lana. Gli spari, fuori, si facevano fitti. Fitto il
fronte dei pugni, delle sassate. Qualche vetro si incrinava, cantava; le
finestre vibravano. Ma non uscimmo. E quando fu ancora notte, per tutta la casa
germogliavano chiazze di nulla, fin sotto i letti, ma la mattina seguente
nessuno di noi ci badò e passammo la giornata a vagare, oscillare,
ramificandoci per le stanze. Verso le quattro della notte, quando non era più
buio ma non ancora era luce, qualcuno di noi disse o pensò di aver finalmente
capito. Però il mattino dopo dormivamo tutti e continuammo a dormire avidamente
finché venne ancora buio. Allora in quel buio secco, scorbutico, impenetrabile
come un cellulare spento, qualcuno di noi finse di svegliarsi per uscire, ma
era una finzione o un sogno, e rimanemmo in casa. E fu ancora mattina. Fuori,
le pallottole continuavano a crepitare e le pareti tremavano all’esplodere
delle granate. Un mattino vedemmo topi grossi come volpi attraversare le
stanze, ma non ci demmo pensiero per così poco. Certe notti succedeva che bande
di moscerini grigioverdi invadevano il buio sino a riempirlo completamente con
le miriadi delle loro aluzze e se dormivamo a bocca aperta invadevano persino
le nostre fauci riempiendole di una massa cotonosa che ci ostacolava il
respiro. Col passare del tempo cominciammo a confondere notte e giorno. Ma fu
notte e fu giorno ancora molte volte. Finché, finalmente, gli spari cessarono e
comparve un silenzio luminescente. Si fece ancora mattino e un sole tiepido,
invitante, inondava la valle con i suoi giovani raggi. Sarebbe bastato ben
poco, sospingere con un tocco di pollice la porta e respirare la frescura del
mare, abbracciare l’orizzonte dorato; ma questo non accadde. Eravamo tutti nudi
perciò decidemmo di rimanere ancora a casa.
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