lunedì 13 novembre 2017

(L'OCCHIAIA. 40). di Elio Coniglio


   Chiudo gli occhi e la scorgo tra la verzura, dove, di solito, la via ama smarrirsi. Zainetto in spalla, cosce nude di un bianco nervoso sgambettanti sotto il tallier rosso vampa, anche lei mi vede e, poco più tardi, passandomi accanto, mi fiora con sguardi che tradiscono complicità inconfessabili. Faccio finta di niente, ma, appena posso, sfuggo alle sue occhiate insistenti, rintanandomi in un vicolo vicino. E da dietro il muro di una casa che fa angolo, certo di non essere a mia volta visto, spio ogni suo movimento…   Ferma davanti a una bancarella, invece di preoccuparsi per il prolungarsi della mia assenza, sembra essere più interessata a cercare tra gli oggetti esposti chissà cosa. Amareggiato, lascio che sia uno dei miei vecchi ‘io’ a occuparsi di lei, poi entro nella casa. Nel piccolo atrio c’è un odore di stoffe che mi è familiare. Mi abituo all’oscurità manomano che il mio naso risveglia ricordi… e quando, frugacchiando tra gli abiti sparsi sui gradini di una scala che sale, trovo un vestito che lei non ha mai indossato…

Nessun commento:

Posta un commento