Seppure
Murakami Haruki sia un narratore instancabile e di indubbia bravura
(uno dei giapponesi migliori) qualcosa dei suoi personaggi
puntualmente non quadra, e questo solo per l’inguaribile passione
che lo scrittore “nutre” per la musica classica. Ognuno ha i suoi
limiti. Haruki non resiste e, in ogni libro, deve per forza rompere
il cazzo e metterci un sottofondo musicale, fosse anche nella
descrizione del bar più malfamato dove i suoi personaggi si sono
fermati al volo solo per mangiare un panino. Il peggio accade perché
regolarmente i protagonisti riconoscono alla perfezione il nome, il
numero dell’opera e addirittura chi sta eseguendo quel particolare
brano e in quale sala di concerto, oltre che casa discografica e anno
di incisione, ci mancherebbe. Insopportabile.
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