giovedì 5 novembre 2015

STORIE DEL SIGNOR JFK (11) di Francesco Gambaro

JFK si sveglia con un senso di oppressione che non sa spiegarsi. In pigiama, per liberarsene al più presto, apre il portoncino del suo sottoscala per fare il solito giro della casa. Sull'ottavo e ultimo gradino uno straccio chiaro intriso di quello che, ad occhio, sembra sangue. Sul marciapiedi, ad angolo, una federa decisamente macchiata di sangue. Si preoccupa. Procede per la circonvallazione, subito dopo la prima curva, un pugno di lenzuolo stracciato stropicciato e insanguinato. Sempre più preoccupato procede verso l'altro portoncino del pianterreno, seguendo una brillante scia di gocce porporina. Entra e sotto l'abat jour dell'ingresso i resti di un reggipetto, dell'inconfondibile culotte regalatole per l'anniversario di matrimonio e di un ciuffo smbagiato di assorbente. Si inoltra in corridoio, unghia spezzate e colorate di rosso. Apre con orrorosa circospezione la stanza da letto. Sangue schizzato dappertutto, pendente pure dai pendenti del lampadario. Nessun corpo, né una sagoma sul materasso, nessun'ombra. Scuote avvilito la testa maledicendosi per il suo alzhaimer galoppante. Si gratta la testa. Dove diavolo avrà occultato questa volta il cadavere di sua moglie?

Nessun commento:

Posta un commento