Non
possiedo oggetti che mi somiglino. Nemmeno i ritratti dei miei
antenati. Dovrebbero, fra tutti, essere quelli più somiglianti,
molto più di un posacenere, di un candelabro o un’alzatina. Ma
neanche i miei antenati mi somigliano. Non più di quanto mi somigli
un bicchiere di latta, una calamita, una brocca di creta secca.
L’unico oggetto - non riesco a ammettere altro - è una rivoltella:
qui riconosco una vaga rassomiglianza. Ho imparato a usarla per il
semplice gusto di farlo, non amo sparare: impugnarla, girare il
tamburo, sentire il rumore e contare. Clac. Clac. Sei volte. Come
quando ripeto un libro - non leggere, mi capite - compitando parola
dopo parola per il semplice gusto di farlo. Il polpo comune (Octopus
Vulgaris) ha tre cuori. Anche questo è incredibile. Uno che
addirittura usa solo per nuotare. Cellule nervose a milioni lungo i
tentacoli, proprio come avere centinaia di cervelli. Dopo
l’accoppiamento deperisce fino alla morte, che in genere
sopraggiunge in un tempo brevissimo.
“Di
cose nient’altro che tre.
Doris:
E son?
Sweeney:
Nascita, e copula, e morte. Tutto è qui, tutto è qui, tutto è
qui. Nascita,
e copula, e morte.”
(Fragment
of an Agon, T.S.Eliot, The Waste Land)
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