Il topo non
ragiona, non pensa, aspetta. Lavora a ritmo costante. Se si blocca è
per ascoltare. Ama ascoltare i passi di animali strani che
improvvisamente tornano a abitare la casa di campagna. Disdegnano le
torte, soprattutto se alla fragola, soprattutto se ben confezionate
in cartavelina. Invece assaltano con goduria famelica i cavi dei
computer, le vecchie persiane rammollite. Si affacciano dove nessuno
immagina ci si possa affacciare, dalla commessura di una porta, dalla
fuga dei cotti mattoni, dalla ringhiera come signori in cerca di
esposizione al sole. Osservano i calcinacci dei muri scrostati con
piglio architettonico, programmano di ritinteggiare o abbattere.
Cliccano sul tasto di un mangiadischi a ricarica solare e ballano
cubano. Il topo non ragiona, è pazzo, infila la testa nella
ghigliottina al camambert, in gloria barbarica dei formaggi francesi.
Nessun commento:
Posta un commento