Rileggere, dopo anni,
è quasi ferale. Non siamo costruiti su colonne stabili, la
criticità, che pure non ci appartenne, inevitabilmente sgretola la
vacuità della memoria. Così il poeta che amammo una volta oggi lo
decliniamo al passato. L'apocalittico prosatore in rima della fine
del mondo, un annoiato riccastro di provincia assimilabile al
protagonista de 'I delfini' di Francesco Maselli. L'accostamento è
casuale, non commemorativo. Intanto però scopriamo nuove sue pagine,
ingiustamente mandate in polvere dalla irresponsabile memoria: “Sono
andato dove non so, dove non sono forse arrivato, dove mi è piaciuto
andare, perché la gente se ne avesse a male.”*. Perché succede
anche questo, di chi abbiamo amato, rileggendo, scopriamo di averlo
amato di amore disattento.
*(Antonio Delfini,
'La passeggiata' in Autore ignoto presenta)
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