Nel 1930 la Contessa Lara, scrisse
per Biblioteca Bemporad e illustrazioni di Enrico Mazzanti, il
racconto Una famiglia di topi, niente sapendo, probabilmente, che
Goffredo Benn, già nel 1912, ne aveva scritto sinteticamente. Il
titolo era Bella gioventù: La bocca di una ragazza, che era rimasta
a lungo nel canneto, appariva tutta rosicchiata. Quando le venne
aperto il petto, l'esofago era crivellato di buchi. Si trovò infine
in una pergola sotto il diaframma un nido di giovani topi. Una
piccola sorellina era morta. Gli altri vivevano di fegato e reni
bevevano il freddo sangue ed era quella passata qui una bella
gioventù. E bella e rapida venne anche la loro morte: furono gettati
tutti insieme nell'acqua. Ah, quei musini come squittivano! Nel 935,
come è scritto nella dedica, da Monteluco il 5 settembre, la mia
oltrezia Elsa Natoli, sposa dell'allievo prediletto di Giuseppe
Gentile, Francesco Collotti, e sorella del ribelle Aldo, cofondatore
del Manifesto, regalava a mia madre Una famiglia di topi: A Teresa il
piccolo premio promesso pel suo amore allo studio, con tanti auguri
pel compleanno. Scopro adesso, per via di pagine intonse, che mia
madre non lo lesse, ma un verso, che Benn certo neanche lui poté
leggere, è questo: Il gatto arrivò sul più bello, / e senza un
soffio o un fremito, / gli saltò addosso. 'Zi' grida il monello, /
'Zi' con un lungo gemito, / Lo zio l'udì gridare, ebbe uno stretto,
/ e se ne afflisse assai, / ma disse: eh sì! Dovermi dare retta /
pria di pigliare la cattiva via. / Ora che sei nei guai, / sconta per
quando andavi all'osteria. / Chi quando ha tempo, ricusa l'aiuto, /
lo chiede invano, se il tempo è perduto.//
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