Buono quello che mi
dite, quando non mi dite, da uomo allergico agli uomini non posso che
scappare dalla primavera. Vero quello che mi dite, insegne
lampeggianti, bartabacchi fumanti, palazzi piegati come alberi
sottovento e altre cose. Scappo dalla primavera a vetri serrati,
dovrò superare a 230 estate e autunno a occhi chiusi per via della
congiuntivite. Al Pacino in Ferrari in Profumo di donna. Il suono
della primavera però entra a laser dentro l'abitacolo, ditemi se c'è
dell'altro che non mi volete dire. I gerani e le foglie di fico
crescono a vista d'occhio, i maglioni si colorano di rosso. Devo
essere più veloce e non pensare e invece penso per non pensare, non
so ancora perché Bologna si chiami col nome di una donna né perché
Roma in inglese si moltiplichi. Ditemi anche quello che non mi volete
dire. Voi non siete voi e questo, è giusto, non lo volete dire.
Pòllini bastardi della primavera, tra qualche ora sarò in estate e
non vi vedrò più dal retrovisore. Io non sono più io in primavera,
un dio di passaggio, una pattumiera di occhi a rischio, senza mai
pace perché è sempre tardi. Lì dove devo arrivare chi mi aspetta
non mi aspetta. Se arrivo in ritardo rischio di non trovare neanche
chi non mi aspetta. Pedalare pedalare canta nel lettorecd del mio
bolide Piero Ciampi. Perché non volete dirmelo quello che mi volete
dire. Lì, in autunno dove sto arrivando, non è un punto qualsiasi,
è un arduo punto di passaggio, un check point non un semplice
casello autostradale. Scansatevi gente. Una vita che penso e certe
foglie morte che mi aspettano o non mi aspettano. Mi guardano
passare, si alzano in volo sotto gli pneumatici fumanti. Dove è
finita la cartina. Correre correre, non c'è tempo. Sono in ritardo.
La primavera a sirene spiegate, ma spiegate che vuol dire? Stiamoci
freschi se vogliamo farci queste domande a 230 all'ora. Non pensare
non pensare. Il ponte dell'estate intanto è superato. E' superato?
Ma era l'estate o la pandera della polizia che mi inseguiva? Sto
arrivando, agito in avanti le spalle per dare più abbrivio e
speranza di volare. Sto zitto perché le parole dentro l'abitacolo a
ogni sobbalzo sobbalzano anche loro e rischiano di finirmi addosso.
L'importante è tirare dritto, resistendo alle tentazioni dei
distributori di benzina. Gli occhi si stanno liberando
miracolosamente del muco congiuntivo. Non vedo lo stesso. Me lo dite
o non me lo dite, e se non me lo dite perché me lo dite che questo
sarà l'inverno del mio scontento.
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