Ero
libero di credere o non credere. Era quello che facevo infatti:
poteva essere esistesse il colpo di fortuna - quello che ti cambia
l’esistenza -, poteva non essere vero. Si sentiva di qualcuno che
una volta l’anno si beccava un superenalotto, o l’eredità
milionaria, ma mai di qualcuno che io avessi conosciuto
personalmente. Le notizie di simili eventi arrivavano da mondi a me
talmente estranei da farmi sospettare, perlappunto, che fossero
sempre inventate. In generale, quindi, io propendevo per il no:
credevo molto poco alla possibilità che la vita potesse anche non
essere regolata da leggi fisiche del tipo “data una certa causa,
avuto un certo effetto”. Ma un giorno, mi capitò il colpo di
sfortuna.
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