Ieri,
dopo mesi, sono riuscito a togliere una goccia di sangue che
macchiava il pavimento. Tonda, giottesca, secca. Tardavo a toglierla
perché accoccolato sulla sedia sembrava osservarmi. Un barboncino
bianco mi aspetta, con la lingua di fuori, ogni notte, ansimando su
due zampe. Ieri, dopo mesi, sono riuscito a lavare il pavimento,
incrostato di sangue a forma di palle natalizie, rosse lucide accese
dalla figura convessa della faccia. Barboncini bianchi, ogni volta
che entro nella stanza, sembrano puntarmi, lingua di fuori, ansimo,
gemito e zampe anteriori in alto. Ieri, dopo mesi, sono riuscito a
cacciare via con la lingua e con le zampe, dagli occhi dal naso dalla
bocca dalla gola, il sangue di quest'uomo steso da mesi sul pavimento
della stanza. Un barboncino bianco, sporco di sanguesecco, aspetta,
coda tra le gambe, muso colpevole e non più ansimante schiacciato
sotto le zampe, aspetta che qualcuno apra la porta della stanza per
scappare.
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